Interessi commerciali, spedizioni militari, migrazioni, desiderio di conoscenza, nel corso dei secoli, hanno spinto gli uomini verso luoghi diversi da quello di origine

Nell’immaginario collettivo il viaggiatore più noto è Ulisse che dopo la distruzione di Troia, “andò tanto vagando, di molti uomini vide le terre e conobbe le menti”, fino al viaggio estremo, oltre le colonne d’Ercole.

                    Talani Giampaolo – Viaggiatori

Un aforisma di Sant’Agostino recita” il mondo è un libro e chi non viaggia ne conosce solo una pagina”
Vero, ma a questo libro bisogna avvicinarsi con grande rispetto, leggerne con attenzione il contenuto, non sfogliarne superficialmente le pagine, limitandosi a guardare la bellezza delle illustrazioni o, peggio, ancora macchiandole.

L’esperienza del viaggio permette il superamento del confine e della prospettiva di origine, amplia gli orizzonti, abilita al dialogo costruttivo, mette alla prova l’identità.

L’antropologo Eric Leed nel saggio “La mente del viaggiatore. Dall’Odissea al turismo globale” ripercorrendo, dalla preistoria ad oggi, le forme del viaggio, le sue motivazioni, i suoi mutamenti, intende dimostrare che il viaggio agisce come una forza che muta la storia.

Senza questa spinta ad allontanarsi dal luogo di origine, non ci sarebbero state le grandi scoperte geografiche dell’età moderna né si sarebbe aperta la strada all’esplorazione spaziale che già prelude in un futuro, sia pure lontano, ai viaggi verso altri pianeti.

Oggi il viaggio è, più o meno, alla portata di tutti, ma viaggiare spesso equivale a lasciarsi trasportare dalle agenzie, nel giro di pochi giorni, in spostamenti rapidi da un luogo all’altro, con soste veloci davanti ai monumenti più rappresentativi, più lunghe nei centri commerciali o nelle strade sulle quali si affacciano scintillanti le vetrine di marchi prestigiosi, per non parlare del turismo sessuale, praticato da chi va all’estero solo per vivere un’esperienza trasgressiva.

Il viaggio rappresenta una vacanza, non un’esperienza, soprattutto quando meta del viaggio è uno di quei luoghi che Marc Augè definisce “non-luoghi”, come Disneyland negli Usa o Euro Disney in Europa, luoghi finti, immagini turistiche stereotipate, dove ci si diverte, ma non si entra in contatto con la realtà concreta del posto .Per lo stesso autore il viaggio è ricerca della diversità, realizzato per conoscere se stessi e gli altri, ma in un mondo globalizzato la scoperta della diversità è difficile, perché” il turismo e la logica del potere economico-si legge in un suo passaggio- tendono ad omologare la rappresentazione degli spazi, dei luoghi e delle culture”

Il sociologo Ferrarotti riflettendo sull’etimologia della parola “viaggio”, in italiano, riconducibile al latino “viaticum” le provviste che si approntavano prima di mettersi in cammino, e in francese” travel”, fatica, osserva che l’idea della fatica, della difficoltà è scomparsa del tutto dal viaggio realizzato dal turismo di massa. Nell’ottica attuale, il motivo centrale del viaggio è il piacere e lo svago, a discapito dell’amore per la conoscenza, che comporta sempre qualche sacrificio.

Tuttavia questo genere di viaggio, che ha come protagonista il turista, non il viaggiatore, non va demonizzato.

Può essere un assaggio di quello che è il vero viaggiare, l’input, per ritornare nei luoghi già visti con uno spirito diverso, lontano dalla logica del mordi e fuggi, e provare il piacere del rivedere, facendo propria la riflessione dello scrittore spagnolo Josè Saramago
“Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l’ombra che non c’era. Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre. “

 

 

Autore Maria Nigro

I Latini dicevano” nome omen” Io, col mio cognome che richiama l’aggettivo latino, non potevo dedicarmi a studi diversi. Ho frequentato il liceo classico, mi sono laureata in lettere classiche e, dopo esperienze in altri tipi di scuola, ho insegnato,...