I pensieri anticipatori sono quelli che vengono in mente prima di trovarsi in una situazione o sapendo di doverla affrontare. Sono pensieri automatici di previsione o di valutazione delle proprie capacità e, in genere, sono accompagnate dall’ansia anticipatoria. Possono essere individuati domandandosi: “di cosa ho paura?”. Per fare un esempio vengono in mente quando si avvicina il momento di eseguire una prestazione, un esame, un colloquio di lavoro, una performance artistica. I pensieri anticipatori non sono, però, da considerare una categoria di pensieri, gran parte dei pensieri automatici negativi sono anticipatori.

Una funzione diversa ce l’hanno, invece, i pensieri razionalizzanti. Sono pensieri che tendono a giustificare i comportamenti che si sono avuti, in genere di evitamento, e che si verificano sempre a posteriori di una data situazione. Faccio un esempio: Caio ha, come credenza di base, quella di non ritenersi amabile dagli altri e ha sviluppato un pensiero doverizzante, secondo il quale, nella vita bisogna sempre essere accettati da tutti. Entra in un negozio per acquistare un pantalone a coste larghe, il commesso gli si avvicina e gli propone un jeans. Caio non ha il coraggio di dire al commesso che non è interessato al jeans, immagina di inimicarsi l’addetto, così compra il jeans per non contrariarlo. Esce dal negozio e pensa tra sé e sé, “si, in fondo, avevo proprio bisogno di un jeans”. Caio, in questo caso, tenta di trovare una giustificazione al fatto di non aver comprato il pantalone che voleva e di avere, invece, accontentato il commesso. In realtà egli ha confermato sia il suo pensiero doverizzante, sia la sua credenza di base, operando un loro rinforzo. Caio, con questo ragionamento a posteriori, ha costruito una spiegazione logica giustificante del suo comportamento, e in questo modo, ritiene di aver trovato una ragione razionale. Quel “si, in fondo, avevo proprio bisogno di un jeans” è un pensiero razionalizzante.

[estratto da: “Addio timidezza”, Luigi Zizzari, 2013]