Oggi vi presento una artista che mi ha molto colpito, sia per la sua ricerca pittorica, sia per la sua “investigazione” sul mondo interiore. Si chiama Mariarita Renatti e le ho chiesto di raccontare un po’ di sé. Pubblico con piacere la sua breve ma esauriente biografia.
Come tutto è iniziato …
Da bambina ero molto timida e introversa e il mio modo per comunicare con i miei compagni a scuola era preparare loro dei disegnini , un modo semplice per me di esprimermi,e i loro occhi stupiti mi facevano star bene , mi sentivo accettata.
Inizialmente non riconoscevo all’arte un ruolo primario, amavo leggere e fare puzzle, ascoltare musica, amavo il pianoforte…il mio sogno “mancato”.
Successivamente, a partire dalle scuole superiori ho dato sempre più importanza al disegno, ho iniziato a disegnare coi carboncini, poi mi son dedicata alla pittura per un lungo periodo, ma mi resi conto che essa non rispondeva alle mie esigenze, ne seguì un periodo di ricerca, il cosiddetto “buio creativo” in cui cercavo una mia identità.
Il mio Maestro Aniello Scotto, mi ha aiutato a capire come sviluppare al meglio i pensieri, ho avuto la fortuna di conoscerlo fin dai primi anni dell’università, all’Accademia di belle arti, che tutt’ora frequento, grazie a lui ho conosciuto l’incisione , una tecnica che ho amato fin da subito, abbozzavo le mie idee a penna, su semplici fogli da stampa che avrei poi riportato su lastre di rame. Successivamente, per caso, ho iniziato a ricoprire pezzi di stoffa a penna, mi resi conto che rispondeva bene alle mie esigenze, iniziai così un nuovo percorso creativo.
Questa tecnica cui mi dedico, quasi esclusivamente, oltre all’incisione a puntasecca su rame, si basa su una serie di segni da cui prende “vita” un corpo, un insieme di corpi, le mie creature, i miei sogni, le mie insicurezze e tutto ciò che riesco a raccontare di me, racchiudendole tutte, spesso, in un fondo nero, anch’esso realizzato completamente a penna, così da eliminare ogni altra cosa e concentrare lo sguardo solo su “quel” racconto.
Ritraggo spesso corpi nudi, ho iniziato con degli autoritratti, “Rinascita” la mia prima opera, a cui sono molto legata, mi sembrava un buon modo per iniziare un nuovo percorso artistico.
Corpi che rientrano in se stessi, che fuoriescono da esso..attraverso le increspature della pelle e le ombre, che si creano con le luci, a far si che gli occhi di chi guarda, ponga l’attenzione non sulle bellezze delle forme, ma entrando più in profondità, nell’anima…come leggere i miei intimi pensieri.
I soggetti che prediligo sono le donne, in particolare quelle di cui conosco una storia , Mia madre, Mia nonna…
Non è stato facile convincerle a posare per me, son molto lontane dal mondo dell’arte e non capivano la mia necessità di ritrarle, tutt’ora ho difficoltà a farmi capire, pensano a me come la pecora nera, la “folle” della famiglia, ma mi seguono ovunque e sono molto fortunata poiché hanno sempre supportato la mia passione.
Disegnare significa, per me, distaccarmi dalla realtà, creare il MIO mondo, è la mia “cura”, decidere di dedicarsi all’arte è una scelta, scegliere di fare l’artista è davvero complicato ma se non facessi questo, non saprei cosa farne della mia vita, sinceramente.