Ho sentito o letto questa frase da qualche parte e mi ha colpita. Non immediatamente, però è cominciato quello che chiamo “effetto tarlo”, la frase, l’immagine hanno cominciato a farsi strada dentro di me piano piano, “tomo tomo, quatto quatto” direbbe Totò!

 

Una gabbia di carta: è una prigione che non esiste, una prigione che potremmo distruggere in un attimo e che invece non distruggiamo.

 

Qualche anno fa ho interrotto una relazione abusante che durava da anni, se dovessi tradurre la sensazione che ho provato in quel momento in un’immagine, sarebbe vedersi prigionieri in una gabbia di cui si ha la chiave, un concetto analogo a quello della gabbia di carta.

 

Il riferimento alla carta però ha innescato altri pensieri, molti dei

Livia Albanese - senza titolo - http://livialbanese.blogspot.it/

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problemi, al momento attuale, sono legati ai soldi, soldi mi servirebbero per prendere casa, soldi mi servono per portare avanti l’attività serenamente, soldi mi servono per essere più tranquilla etc.

 

Cosa sono i soldi? Carta? Carta colorata di forma peso e qualità predeterminata ma sempre carta, alla fine.

 

Cosa mi chiedono le banche? Decine, centinai migliaia di rettangolari di carta? Equitalia? Idem.

 

In cosa consiste buona parte del mio lavoro? Nel reperire questi foglietti rettangolari di carta!

 

Con cosa pago i conti? Con la carta.

 

Cosa do’ alla cassiera del supermercato in cambio del carrello pieno di leccornie? Carta…

La penuria di questi rettangolari di carta mi (ci) mette ansia, l’abbondanza mi (ci) mette gioia…

 

Da cosa dipendono la vita e la sopravvivenza di molti? Da questa carta…

 

Improvvisamente ho colto l’assurdità di tutto ciò, un mondo (il mio) governato dalla carta, sto in ansia durante la giornata chiedendomi “riuscirò oggi a raccogliere il numero necessario di rettangolini di carta?”

 

Tutto questo non vuole essere una riflessione filosofica, politica o un momento di pessimismo, e sai perché? Perché ha generato in me una grande tranquillità e leggerezza, è venuta meno la tensione, giochiamo tutti con la carta, come giocare con le figurine. E’ come se avessi scorto un tesoro meraviglioso, tesoro che però è sotto gli occhi di tutti, basta adottare la giusta prospettiva.

 

Quello che trovo singolare è il modo in cui ciò è avvenuto, di solito le mie variazioni di schemi seguono un iter logico, un filo, qui è stato come se venisse acceso il fuoco accanto al ghiaccio, il ghiaccio inevitabilmente comincia a sciogliersi. Il ghiaccio sono l’ansia, la preoccupazione e l’attaccamento.